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Cannabis e calcio: un accostamento che ancora crea dubbi

Cannabis e calcio: un accostamento che ancora crea dubbi

Sebbene storicamente associata a scandali e problemi legati all’uso ricreativo, negli ultimi anni la cannabis viene apprezzata da sempre più persone grazie alle sue potenzialità terapeutiche, in particolare per quanto riguarda il recupero fisico e il trattamento di dolori muscolari.

Il suo utilizzo, seppur sempre sotto esame, sta trovando una maggiore accettazione, soprattutto per l’efficacia nel supportare gli atleti, anche in un ambiente altamente competitivo come quello calcistico.

Il legame tra cannabis e calcio: la storia

Quando si parla di cannabis nel calcio, la mente spesso corre al passato, agli scandali e alle sanzioni disciplinari. Tuttavia, i tempi stanno cambiando e la cannabis, specialmente nelle sue forme legali e terapeutiche come il CBD (cannabidiolo), sta guadagnando terreno come strumento per il miglioramento delle performance fisiche e per il recupero dopo gli allenamenti intensi.

Nel corso degli anni, ci sono stati numerosi calciatori famosi che sono stati coinvolti in scandali legati all’uso di cannabis. L’uso della sostanza ha suscitato dibattiti tra i fan, i media e gli stessi giocatori.

Un caso emblematico è quello di Wilder Medina, sanzionato ben quattro volte per positività alla cannabis. Le sanzioni severe che gli sono state imposte sembrano aver influenzato negativamente la sua carriera, spingendolo a sperimentare altre sostanze come la cocaina nel 2012. Nonostante i problemi legati all’uso di cocaina, Medina ha continuato la sua carriera e è riuscito a non essere travolto dai suoi errori.

In molti casi, i calciatori di origine africana hanno pagato il prezzo più alto per l’uso della cannabis, come nel caso di Ibrahim Tanko e Mbulelo Mabizela, entrambi sanzionati duramente all’inizio degli anni 2000. Questa disparità di trattamento è particolarmente significativa, considerando che in molte culture africane la cannabis è tradizionalmente utilizzata senza stigma. Le sanzioni per loro sono apparse sproporzionate rispetto alla situazione, una realtà che ha sollevato interrogativi sul trattamento dei giocatori di colore in relazione alla cannabis.

Un altro esempio significativo riguarda Bernard Lama, portiere francese, positivo alla cannabis dopo una partita amichevole in Olanda, dove l’uso ricreativo della sostanza è legale. La sua positività suscitò molta incredulità, soprattutto considerando che la cannabis non sembrava aver influito sulle sue prestazioni. Nonostante una sospensione dalla squadra, la sua carriera non ne risentì, a differenza molti altri calciatori in situazioni simili.

Il caso di Ezequiel Lavezzi, invece, rappresenta una vicenda che si è risolta con minor clamore. Lavezzi, famoso per il suo consumo di cannabis, ha visto boicottare la stampa argentina dopo le accuse, la sua carriera non è stata danneggiata e l’argomento della cannabis è stato meno stigmatizzato.

Nel contesto inglese, invece, l’uso della cannabis era trattato con molta severità, come nel caso di Chris Armstrong. L’ex calciatore, positivo alla marijuana nel 1995, fu sospeso per quattro partite e costretto a seguire un percorso di riabilitazione. La situazione sollevò interrogativi su cosa realmente dovesse essere “riabilitato” in un caso simile, dato che la cannabis non produce effetti nocivi immediati sul rendimento sportivo.

In Italia, purtroppo, la cannabis è ancora vista in maniera molto negativa. Un esempio drammatico è quello dell’ex calciatore Luigi Sartor, arrestato per possesso di una serra di 106 piante di cannabis, e attualmente agli arresti domiciliari.

In un contesto più recente, Roberto Mancini, noto ex calciatore e allenatore, ha rivelato pubblicamente di aver consumato cannabis in gioventù, senza suscitare particolare clamore mediatico, segno di una certa evoluzione nell’approccio verso il consumo di cannabis in ambito sportivo.

In generale, la cannabis nel calcio è stata trattata nel passato con grande severità, questo perchè, inizialmente, la cannabis veniva vista come una sostanza pericolosa, spesso associata a problematiche legate alla salute mentale e fisica. Tuttavia, con l’emergere delle nuove ricerche sul CBD, le cose stanno lentamente cambiando.

Cannabis e recupero muscolare: il cambiamento di prospettiva

Nel mondo sportivo, e soprattutto nel calcio, il recupero muscolare è uno degli aspetti più critici. Con il crescente numero di partite e allenamenti intensi, i calciatori sono costantemente sotto pressione per rimanere in perfette condizioni fisiche. Qui entra in gioco la cannabis light, che, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e rilassanti, sta iniziando a essere presa in considerazione da alcuni atleti per migliorare il recupero e ridurre il dolore.

Studi recenti hanno dimostrato che il CBD, in particolare, può essere utile nel trattamento di dolori muscolari e infiammazioni, contribuendo così a ridurre il tempo di recupero dopo sforzi fisici intensi. Il suo impatto positivo sulla qualità del sonno, che è fondamentale per il recupero fisico, è un altro motivo per cui alcuni atleti stanno esplorando le sue potenzialità. Questo cambiamento di prospettiva sta lentamente facendo spazio a una nuova forma di approccio alla cannabis nel calcio, soprattutto in relazione al benessere fisico degli sportivi.

La FIFA e l’approccio alla cannabis

Nonostante la crescente consapevolezza sui benefici terapeutici della cannabis, la FIFA, come molte altre organizzazioni sportive, continua a mantenere la cannabis nella lista delle sostanze proibite. Tuttavia, alcuni calciatori, pur rimanendo in linea con le normative, utilizzano la cannabis sotto forma di CBD, anche se in Italia, nonostante i ricorsi in atto, è in questo momento illegale per via del ddl Sicurezza di fine 2024.

Conclusioni

In definitiva, mentre la cannabis continua a sollevare dibattiti all’interno delle organizzazioni sportive, i benefici terapeutici del CBD stanno guadagnando sempre più consensi. La sua capacità di migliorare la salute fisica e mentale degli atleti potrebbe portare a un cambiamento nella regolamentazione futura.

Il calcio sta iniziando a riconoscere il valore di questi trattamenti alternativi, contribuendo a una nuova visione della cannabis come supporto per il benessere e la salute degli sportivi. Sarà interessante vedere come l’evoluzione della legislazione e la continua ricerca scientifica possano trasformare l’uso della cannabis nel calcio in un’opportunità per migliorare la qualità della vita degli atleti, sia dentro che fuori dal campo.

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